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Il testo della lettera:
"L'associazione Arcigay Salento reputa una grave mancanza di rispetto la pubblicazione del libretto "Le migliori barzelette sui gay" in allegato alla rivista VISTO, constatando il livello pietoso in cui è sprofondato il giornalismo italiano.
Come associazione, non possiamo riderne, non possiamo abbassare la guardia. Non possiamo non ricordare come l’Italia sia uno dei Paesi più omofobi del mondo, e sia l’unico Paese europeo senza leggi contro la discriminazione basata su orientamento sessuale ed identità di genere. Un Paese in cui le persone trans vengono uccise con facilità, e spinte ai margini del vivere civile. Un Paese in cui le coppie dello stesso sesso non possono sposarsi e in cui i figli di famiglie omogenitoriali sono continuamente a rischio.
Un Paese in cui molti adolescenti omosessuali si suicidano, e un Paese in cui esiste un fronte omofobo, compatto, ben finanziato e ben organizzato, che organizza manifestazioni contro le persone lgbt in tutta Italia, propagandando assurde “terapie” contro l’omosessualità. Un Paese in cui nel suo specchio più realistico, il Parlamento, siedono decine di persone apertamente e fieramente omofobe e razziste.
Questa è l’Italia, questo è il contesto in cui qualcuno ha scritto, pubblicato e selezionato come allegato a un settimanale con oltre 310.000 copie di tiratura un libello che prende in giro, rinnovando stereotipi e luoghi comuni, una minoranza.
Il livello dell’editoria giornalistica italiana, mai troppo attento ai diritti delle persone lgbt, come ricorda Dario Accolla su “Il Fatto Quotidiano”, ha segnato un nuovo record, ha infranto un nuovo limite verso il basso, continuando a compromettere una qualità generale non adeguata a una democrazia.
Qualcuno, tra i soliti che invocano come un feticcio una libertà di opinione che fingono di non saper distinguere dalla libertà di discriminare o di insultare, ha commentato “non esistono le barzellette sui carabinieri o sui medici? Perché non sui gay?“
Perché “carabiniere” o “medico” sono dei lavori: è qualcosa che si fa, non che si è. Perché nessun ragazzo è stato cacciato di casa dalla famiglia quando ha detto “mamma, papà, ho vinto il concorso da carabiniere”. Perché nessuno è mai stato inseguito per strada e picchiato perché aveva uno stetoscopio al collo.
Perché mai nessuno ha protestato se un medico fa una lezione di primo soccorso nelle scuole.
Ecco perché chiediamo delle scuse formali al direttore di Visto e del suo editore, insieme alla pubblicazione di un articolo che spieghi la situazione dei diritti umani in Italia e il ruolo dei media nel trasmettere e propagandare idee razziste e omofobe, luoghi comuni e tutti quei disvalori che fanno dell’Italia un Paese non adatto alle minoranze."